Il Salone del Risparmio 2020 è stato annullato. Da qualche giorno circolavano voci al riguardo, alla luce dell’emergenza coronavirus che ha stravolto le agende fieristiche italiane e internazionali. Inizialmente, era stato previsto lo slittamento al mese di giugno, ma il 21 aprile 2020 il consiglio direttivo di Assogestioni ha preso la dolorosa decisione, annullando la kermesse e rimandando l’11esima edizione al 2021, nelle date 20-22 aprile.
Il Salone e gli altri rinvii
Oltre 16mila operatori finanziari tra gestori di fondi, consulenti finanziari e private banker, insieme a rappresentanti delle istituzioni politiche ed economiche, hanno movimentato l’edizione del 2019, in quello che è il più importante evento del settore finanziario in Italia. Quest’anno non ci sarà alcun taglio del nastro, ma la scelta del rinvio è apparsa necessaria. “Posticipare l’evento di riferimento per l’industria italiana del risparmio gestito è una scelta sofferta ma inevitabile. Nei prossimi mesi, attraverso le iniziative e gli strumenti messi in campo dall’Associazione con tutti gli associati e gli sponsor del Salone, proseguiremo il lavoro di divulgazione sulle tematiche più rilevanti per il settore e staremo al fianco degli operatori per aiutarli a soddisfare le proprie esigenze informative e formative, particolarmente elevate nelle fasi di incertezza”, ha sottolineato Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni.
Ma il Salone del Risparmio non è l’unico grande evento a vivere un momento di difficoltà. Sul territorio italiano e internazionale sono state annullate centinaia di manifestazioni. Dal settore dell’arredamento (Salone del Mobile), alla moda (Pitti Uomo e Milano Moda Uomo), passando dalla cosmetica (Cosmoprof), all’occhialeria (Mido). La stessa sorte è toccata a grandi eventi internazionali, come il Salone dell’Auto di Ginevra, Art Basel, Light+Building e perfino l’Oktoberfest.
Un settore in crisi
Come sottolinea Aefi, l’Associazione esposizioni e fiere italiane, a fine marzo 2020 erano già 138 le manifestazioni fieristiche italiane posticipate, alcune addirittura al 2021. Di queste, 63 sono a carattere internazionale e 75 nazionale. 30, poi, sono state del tutto annullate. Ai 168 eventi si aggiungono, inoltre, numerose manifestazioni a carattere regionale e locale. L’industria fieristica italiana è in crisi e il danno economico è ingente, se si pensa che queste manifestazioni ogni anno generano affari per 60 miliardi di euro e danno origine al 50% dell’export delle aziende che vi partecipano.
All’estero non va meglio. Secondo la stima effettuata dall’Associazione tedesca del settore fieristico (Auma) la perdita economica provocata da tutte le manifestazioni finora rinviate o disdette in Germania si aggira intorno ai 3 miliardi di euro. Oltre 24.000 sono i posti di lavoro colpiti e oltre 470 milioni di euro di tasse che l’Agenzia delle Entrate tedesca non riscuoterà.
Si profila però una possibile alternativa: molti operatori, infatti, stanno pensando alla realtà virtuale, che è una tecnologia matura, disponibile e alla portata di tutti in termini di investimenti.
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Questo articolo è stato realizzato dalla redazione di STAMPA FINANZIARIA.IT
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