Anche il calcio è stato contagiato dal Covid-19. Non solo perché ogni giorno si gonfia il bollettino dei calciatori risultati positivi al tampone – soltanto in serie A si va da Zlatan Ibrahimovic in casa Milan a Ashley Young all’Inter e Cristiano Ronaldo alla Juventus – ma anche per l’impatto della pandemia sui bilanci delle squadre calcistiche. Secondo i calcoli dell’Associazione dei club europei, il crollo dei ricavi per le dieci maggiori leghe ammonterà a 3,6 miliardi di euro, a causa della riduzione delle sponsorizzazioni, degli stadi chiusi e dei ridotti introiti dal merchandising e dai diritti televisivi.
Neymar e le rate non pagate
Che qualcosa non vada nell’industria calcistica globale, lo si è capito durante l’ultima sessione estiva del calciomercato. Se nel 2019 i club dei cinque maggiori campionati di calcio europei (Italia, Spagna, Germania, Francia e Inghilterra) avevano investito complessivamente circa 5 miliardi di euro per i nuovi acquisti, nel 2020 si sono fermati a 3,1 miliardi, con un saldo negativo di 1,9 miliardi.
Chi si era assicurato in passato i diritti tv per il calcio oggi non è più disposto a pagare le stesse cifre per la nuova situazione venutasi a creare e tutto questo si riflette direttamente sui bilanci societari. Mediapro, il gruppo spagnolo che si era aggiudicato i diritti di trasmissione per la Ligue 1 in cui giocano Neymar, Mbappé, Verratti e gli altri campioni del Paris Saint Germain, non ha pagato la seconda rata da 172 milioni di euro e chiede di ritrattare l’intero contratto per i diritti televisivi, che vale 780 milioni annui e scadrà nel 2024. “Bar e ristoranti sono chiusi, gli introiti pubblicitari sono crollati, il contesto lo conosciamo tutti e vogliamo ottenere l’abbassamento della quota annuale”, la dichiarazione di un dirigente di Mediapro riportata da CalcioFinanza. Per converso, club come il Barcellona e il Real Madrid sono invece pronti a tagliare gli stipendi dei loro campioni del 20-30%.
Secondo la Fifa, il conto che il Covid-19 presenterà al calcio mondiale è al momento nell’ordine dei 12 miliardi di euro: “È una cifra enorme e include l’economia del calcio nella sua interezza, comprese tutte le squadre giovanili”, ha spiegato sulla Gazzetta dello Sport Olli Rehn, membro della Federazione. Quest’ultima ha istituito un apposito fondo di 1,3 miliardi di euro, per far fronte alla crisi di liquidità del settore
Povera Serie A
Anche la Serie A italiana ha un problema di diritti televisivi.
Sky non ha ancora saldato l’ultima tranche dei diritti alla Lega calcio, da cui il denaro viene poi retrocesso alle singole squadre. Le quali erano già in difficoltà prima del Coronavirus e oggi devono affrontare questa ulteriore tegola: la Roma ha comunicato un rosso di 204 milioni di euro, il Milan di 195 milioni, l’Inter 100, la Juventus 90 e la Lazio 16. A incidere sono soprattutto i mancati introiti dalla biglietteria degli stadi e dai diritti tv, che portano il debito complessivo della Serie A a 4,3 miliardi, secondo le analisi di Pwc, in crescita del 10% rispetto al 2019.
Una boccata d’ossigeno viene dall’accordo siglato il 13 ottobre dalla Lega A con tre fondi di investimento, Advent, Cvc e F2i, per creare una media company per la valorizzazione dei diritti televisivi del calcio. Per partecipare all’operazione, i fondi hanno acquisito il 10% della società, mettendo sul piatto 1,6 miliardi di euro.
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Questo articolo è stato realizzato dalla redazione di STAMPA FINANZIARIA.IT
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