Un rider

Tra i temi affrontati nelle iniziative di educazione finanziaria, anche la sharing economy esplosa con i riders

 

 

 

 

 

 

 

 

Obiettivi poco chiari, iniziative brevi, scarsa sinergia tra gli attori. Ma anche crescita costante dei programmi di educazione e della sensibilizzazione sul tema nelle scuole. Sono alcuni dei risultati sullo stato dell’arte dell’educazione finanziaria in Italia, presentati nel corso del primo workshop scientifico dell’Osservatorio Nazionale Educazione Economico-Finanziaria (Oneef). “Educazione finanziaria: strumenti di progettazione, indicatori di qualità e proposte per il futuro. Risultati del monitoraggio Oneef 2018”, il titolo del rapporto. Un’occasione per raccontare come se la passa il settore in Italia, tra problematiche, buone pratiche e aspettative per gli anni a venire.

Quanta educazione finanziaria si fa in Italia?

Nel corso della mattinata si sono alternati gli interventi di professori di economia, sociologia, psicologia e pedagogia, oltre che rappresentanti di diverse realtà aziendali, istituzionali e del terzo settore che hanno messo in piedi progetti di educazione finanziaria.  Tra questi, Banca d’Italia, Cooperativa Pandora, Glt Foundation, la scuola Its Luigi Casale di Vigevano e la piattaforma Redooc. Hanno raccontato le loro diverse esperienze nell’ambito dell’educazione finanziaria, aiutando a contestualizzare i risultati del rapporto dell’Osservatorio.

Sono state 297 le iniziative di educazione finanziaria portate avanti nel 2018 in Italia, secondo quanto monitorato dall’ONEEF. Sono state soprattutto le istituzioni finanziarie private a organizzarle, seguite dalle istituzioni pubbliche. I destinatari sono nella maggior parte dei casi gli adulti, ma in quasi un’occasione su tre ci si rivolge a studenti di scuola secondaria di secondo grado. Un dato in crescita peraltro, che si inserisce in quel trend di maggiore sensibilizzazione delle scuole sul tema dell’educazione finanziaria. Per quanto riguarda le tematiche più affrontate, svettano gestione del denaro, alfabetizzazione finanziaria di base e risparmio, ma anche sharing economy e microfinanza.

C’è ancora molto lavoro da fare

C’è ancora molto lavoro da fare sul tema in Italia. La definizione degli obiettivi è poco chiara, le iniziative sono spesso troppo brevi – anche solo due ore -, l’utilizzo delle risorse non è abbastanza efficiente, manca uno studio approfondito del contesto e c’è scarsa attenzione all’ascolto attivo. Problemi esistono anche in termini geografici e generazionali, con la maggior parte delle iniziative che si concentrano nel Nord Italia e uno scarso coinvolgimento degli anziani. Eppure, prevale l’ottimismo per il futuro: gli enti che si occupano di educazione finanziaria sono in crescita, così come si stanno moltiplicando i programmi sul tema, soprattutto nelle scuole. Cresce poi l’attenzione al monitoraggio e alla valutazione.

Dall’osservatorio sottolineano allora che la situazione attuale deve essere un punto di partenza. Negli anni a venire sarà importante focalizzarsi sulle buone pratiche, avviando partnership con nuovi enti e coinvolgendo un numero sempre più ampio di persone, grazie allo sviluppo di nuovi strumenti educativi. Solo a quel punto si potrà essere soddisfatti del livello di educazione finanziaria in Italia.

 

Questo articolo è stato realizzato dalla redazione di STAMPA FINANZIARIA.IT

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