Citigroup: il 10% degli ex dipendenti rientra. Ecco come

“Negli ultimi anni si va diffondendo l’effetto boomerang: ex dipendenti che ritornano in azienda dopo diversi anni trascorsi altrove. In Citigroup è l’italiano Andrea Legnani a occuparsi di loro…”
Andrea Legnani, Director of alumni relations in Citigroup

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A volte ritornano. Il posto fisso è sempre meno una realtà nel contesto lavorativo attuale e il cambio di casacca dei lavoratori è molto frequente, soprattutto nelle società che operano in ambito finanziario. Negli ultimi tempi sta però crescendo un fenomeno, il cosiddetto effetto boomerang. Risorse umane che lasciano l’azienda per inseguire nuove strade e che poi scelgono di tornare anni dopo, mettendo sul piatto un patrimonio prezioso. La conoscenza della vecchia azienda, arricchita da nuovi skills acquisti al di fuori di essa.

 

Nel caso di Citigroup, multinazionale americana di banche di investimento e società di servizi finanziari, c’è un italiano dietro a tutto questo. Il suo nome è Andrea Legnani, è lui che da New York si occupa in prima linea del network degli alumni, seguendo la loro evoluzione professionale. In un’intervista al Sole 24 Ore, Legnani sottolinea che a Citi il tasso naturale di rientro è oggi di circa il 10% a livello globale, vale a dire 20mila dipendenti su un totale di 225mila. Tutto nasce negli anni successivi alla crisi, che aveva colpito in modo netto realtà operanti in ambito finanziario, compresa Citigroup. “All’indomani della crisi per le istituzioni finanziarie era prioritario ricostruire la fiducia, spiegare a cominciare da chi poteva essere più vicino, gli ex che si trovavano altrove, come avessero imboccato una strada di rinascita”, sottolinea il manager italiano.

 

Una forma di resilienza, andata di pari passo alla trasformazione del mondo del lavoro: la maggiore mobilità della risorse ha portato le società a dedicare più attenzione ai propri talenti, anche a quelli che se n’erano ormai andati. “Oggi le statistiche dicono che i Millennials restano in media 2,8 anni in un impiego”, spiega Legnani, “la capacità di ri-assumere diventa un valore strategico in un simile clima. Nel contesto, appunto, di una combattutissima guerra per il talent”. Diverse analisi hanno sottolineato i vantaggi di assumere un ex dipendente. Più veloce adattabilità lavorativa e culturale, minore necessità di ricorrere a cacciatori di teste professionali con i loro lunghi processi di assunzione, minore turnover successivo da parte di queste risorse. La società IntraWorld ha quantificato il risparmio/guadagno nel riassumere un ex dipendente in 75mila dollari. Questo spiega perché l’effetto boomerang sia oggi sempre più una realtà consolidata. “Negli ultimi due o tre anni tutte le società che hanno oltre diecimila dipendenti si stanno gettando a capofitto sugli alumni”, conclude Legnani. “Sta assumendo i contorni di una vera e propria industry. La gestione della rete degli ex dipendenti è considerata uno strumento strategico per la comunicazione, gli affari e le assunzioni”.