di Gabriele Fagnani
Sino a una decina di anni fa, visitare l’Eicma voleva dire andare a cercare “le novità del salone”,che consistevano in piccoli aggiornamenti di un panorama ben noto a chi conosceva il mondo delle due ruote. Ciascuna casa aveva le proprie architetture motoristiche e telaistiche ben definite e consolidate e il salone proponeva per lo più aggiornamenti tecnici o rivisitazioni stilistiche dei modelli esistenti, con al massimo un paio di novità clamorose.
Era un panorama evolutivo, relativamente rassicurante per l’appassionato che riusciva a tenere le fila dei modelli e aveva argomenti di discussione al motoclub o al bar.
La stagione dei grandi progettisti
Le ragioni di questo stato di cose sono presto dette: la commercializzazione di un motore o di un telaio richiedeva anni di lavoro in progettazione, realizzazione dei prototipi, test al banco e su strada, ottimizzazione per la produzione e, soprattutto, cervelli che potessero concepire le novità. Di molti motori e telai si conosceva addirittura il nome del progettista: Taglioni, Prampolini, Carcano, Lambertini, Tamburini, Tonti, ad esempio, sono nomi impressi nella memoria del motociclista. Più che comprensibile dunque che il progresso procedesse per affinamenti, piccole migliorie (incrementi di potenza o alleggerimenti di peso) che agli occhi degli esperti costituivano le novità (anche se non sempre le ciambelle venivano con il buco).
L’IA moltiplica i modelli
Oggi, anche nel modo delle motociclette è arrivata l’intelligenza artificiale: un motore si progetta in poco tempo ed è già pronto per la produzione, nasce praticamente perfetto e comunque ci pensa la gestione elettronica a evitargli sollecitazioni oltre soglia. Potenza e coppia si definiscono sulla carta e non c’è bisogno di cercare architetture ardite.
L’appassionato all’Eicma si trova spaesato: nuovi motori, telai e marchi spuntano come funghi – il salone di chiara ben 2.000 marchi rappresentati e espositori raddoppiati dall’edizione post Covid del 2021 – con i produttori emergenti che fanno a gara per acquistare vecchi marchi all’ombra della cui gloria tentano di distinguersi (sino al limite del tollerabile: “non si cita la Norton Manx invano!”, per dirla con Checco Zalone).
Operazione nostalgia per i marchi storici
I produttori storici, dal canto loro, non riescono a competere con queste tempistiche e i relativi costi, talché nei loro stand non vi è nulla di veramente nuovo, al più qualche nuova colorazione (vedi Moto Guzzi), mentre quasi tutti i giapponesi si sono lanciati nell’operazione nostalgia riproponendo nomi e livree degli anni Ottanta, evidentemente per colpire il cuore dei sessantenni (Kawasaki Z900RS, Honda CB1000F, Yamaha XSR900, Suzuki Katana). In questo settore, bisogna rilevare l’assenza di KTM, che certifica le difficoltà finanziarie in cui la storica azienda di Mattighofen si dibatte e che dovrebbe aver trovato una soluzione con l’ingresso degli Indiani di Bajaj.
Il risultato di questa inflazione di nuove proposte è disorientante: si esce dal Salone (come si chiamava una volta) quasi anestetizzati, con mille immagini ma con la sensazione di non aver visto nulla di veramente interessante, nulla da raccontare agli amici esaltandosi.
Il nome nuovo viene dalla Cina: Zhang Xue
La novità forse è proprio questa: il time to market è praticamente azzerato e tutti possono proporre una gamma completa. Tra le tante, emergono Benelli, che ha ormai consolidato la posizione al vertice delle vendite, Moto Morini, che per la propria versione di punta della X-cape ripropone – aggiornato alle normative antinquinamento – il meraviglioso 1200 di Lambertini, eredità dell’ultima esperienza italica, e Kove, che ha costruito una forte immagine di affidabilità nel fuoristrada ed emerge con il proprio marchio. A proposito di Kove, tra i nomi nuovi “da imparare” c’è quello di Zhang Xue, il suo visionario fondatore che ha lasciato la sua prima creatura e che ha portato ad Eicma il nuovo marchio, ZXMOTO, che si presenta – manco a dirlo – con una gamma completa che arriva alla sportiva da 150 cavalli.
