Un mostra d’arte di grande attualità politica: “American Beauty. Da Robert Capa a Banksy” (Centro culturale San Gaetano, Padova, fino al 21 gennaio 2024) è una contestazione aperta dell’America e della società contemporanea, perché chi la guarda vi trova rispecchiata la propria, di società, con tutte le sue fratture, bianchi /neri, ricchi/poveri, guerra/pace, diritti/repressione, solidarietà/razzismo, gender gap. Infatti a parlare, con linguaggi che spaziano dalla pittura alla fotografia, dai tessuti al video e alla performance, non sono soltanto voci Usa, a partire da icone come Robert Capa, Andy Warhol, Keith Haring, ma anche artisti italiani, cinesi (Liu Bolin), francesi, inglesi, ispanici, a esemplificare la pervasività dell’Imperialismo americano, che è il titolo di una delle sezioni della mostra.
Patrioti e melting pot
L’impatto visivo della mostra è molto forte, probabilmente grazie alla compattazione dei temi in cinque grandi aree. L’iconografia della bandiera a stelle e strisce, a cui è dedicata la prima sezione (“Patriottismo”), ma che ritorna in tutta l’esposizione, fino all’ultima tela, che racchiude in maniera geniale tutta la narrazione della mostra (e quindi non si può spoilerare). I temi della conflittualità sociale (“Conflitti culturali”) e del melting pot, che è anche il titolo di una evocativa bandiera composta da ritagli di giornali in decine di lingue del mondo, dell’italiano Massimo Vigorello). Con due approfondimenti su “Black lives matter” e sulle armi (“La guerra in casa”).
Il potere e le sue mutande
In mezzo, il Potere, economico, culturale e politico: ci sono tre presidenti, da Bush, rappresentato in una tanica di petrolio a stelle e strisce, all’epoca della guerra in Iraq, nel 2003, a Trump, in un’opera che ci ripropone il tema dell’aggressività e della violenza verbale come armi/politiche, passando per JFK, ritratto in bianco e nero da Alfred Eisenstaedt mentre scorre i giornali nello Studio ovale, in una delle rare immagini che non siano cariche di denuncia. Poi “L’imperialismo americano”, dall’incancellabile cicatrice del Vietnam fino all’11 settembre, per chiudere di nuovo sulla bandiera, questa volta in versione pop, trasformata in abiti, mutande o nel body di una spogliarellista (“Una vita a stelle e strisce”).
Armi e santi anti immigrati
La mostra stranamente dimentica la guerra fredda e il confronto con l’impero sovietico e fa pensare a un’America colpevole di tutti i mali del mondo, anche perché sono mali strutturali che toccano da vicino anche l’Italia: come non pensare ai cortocircuiti nostrani sull’immigrazione guardando a Welcome, di Keith T. Francis, una bandiera con su scritto “no non-whites” (ma anche “no Italians”!), o a Billy, una foto di Robert D’Alessandro che ritrae un uomo con un fucile a fianco a una statua della Madonna. Alla fine, le uniche immagini positive, a parte i ragazzini che sventolano la bandiera negli anni ’60, sono quelle della Seconda guerra mondiale: le foto della liberazione a Parigi e a Dachau e lo scatto celeberrimo di Joe Rosenthal Rising the flag, a Iwo Jima. Che Banksi si incarica di rovesciare di nuovo in una sconfitta (Flag). Insomma una mostra che trasmette emozioni forti. Da vedere.
“American Beauty. Da Robert Capa a Banksy”
Centro culturale Altinate-San Gaetano, via Altinate 71, Padova.
Dal 13 settembre 2023 al 21 gennaio 2024.
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Questo articolo è stato realizzato dalla redazione di STAMPA FINANZIARIA.IT
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