Anche la comunicazione d’impresa può aiutare a combattere il virus e più di quanto si possa pensare.
Le cose evolvono di minuto in minuto, viviamo una situazione di incertezza e per questo siamo alla continua ricerca di informazioni. Non solo. Vogliamo anche che siano informazioni affidabili, in mezzo al mare di messaggi in libera uscita che caratterizzano l’infodemia sui social: mezze notizie, illazioni, meme, fake, complotti. La conferma viene dalla crescita continua degli accessi ai notiziari web delle maggiori testate giornalistiche: + 31% nella settimana tra l’8 e il 15 marzo 2020, con oltre 42 milioni di utenti collegati, secondo Audiweb. Del resto, i “servizi di informazione e comunicazione” fanno parte della Lista Ateco delle attività essenziali autorizzate già nel provvedimento varato il 21 marzo 2020 e successivamente aggiornato, fino al decreto del Presidente del Consiglio del 25 aprile 2020 che indica la nuova lista delle attività autorizzate a partire dal 4 maggio 2020..
Una domanda di informazione diretta alle imprese
Ma attenzione, la domanda di informazioni attendibili non riguarda soltanto la stampa. Al contrario, tocca direttamente le imprese: le attese per una cura o un vaccino non si rivolgono in primis alle imprese medicali e farmaceutiche? Chi teme di perdere i propri risparmi – cioè quasi il 90% degli italiani secondo un sondaggio Swg – non guarda forse alle banche, alle società di asset management, alle assicurazioni? Chi sta utilizzando lo smartworking non chiede forse soluzioni ai fornitori di servizi di information technology?
In tempi di crisi, la voce di chi ha competenze da offrire è più importante che mai, perché aiuta a dare risposte, a ridurre l’incertezza, a dare speranza, che è una delle armi più importanti per combattere l’epidemia Convi-19.
Oggi la comunicazione d’impresa è più importante che mai
Le imprese detengono informazioni che impattano sulla vita di tutti i giorni in maniera totalmente diversa rispetto alle situazioni di normalità. Fino a ieri, l’andamento del prezzo del petrolio o della borsa dei cereali erano questioni per analisti finanziari, ma oggi dobbiamo rispondere ogni giorno a chi si chiede se le pompe di benzina e gli scaffali dei supermercati saranno riforniti.
E’ importante quindi che le imprese comunichino più di quanto non abbiano mai fatto prima e che siano pronte a partecipare al ciclo continuo delle notizie, ciascuna nei settori di propria competenza e con gli strumenti più consoni, si tratti di stampa o digitale, media relations o pubblicità. Ciascuna all’interno del proprio ambito specifico, sia che si tratti di innovazioni o prodotti per combattere il Coronavirus sia che si tratti di previsioni economiche, sia che si voglia comunicare un intervento o una donazione sia che si tocchi il tema della continuità del lavoro, dei servizi, delle produzioni.
Per farlo, è sufficiente rivolgersi ai professionisti del settore, che ogni giorno lavorano per fornire ai mass media dati e notizie indispensabili per rispondere alla sete di informazioni che sale dal pubblico.
Esteso il bonus pubblicità
Per finire, il Decreto #CuraItalia del 17 marzo 2020 ha esteso notevolmente il credito d’imposta per gli investimenti in pubblicità e comunicazione, il cosiddetto bonus pubblicità: per il periodo 2020-2022, le imprese potranno infatti ottenere un credito d’imposta pari al 30% di tutti gli investimenti pubblicitari in comunicazione d’impresa, anziché beneficiare del bonus del 75% limitato agli investimenti pubblicitari incrementali anno su anno.
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Questo articolo è stato realizzato dalla redazione di STAMPA FINANZIARIA.IT
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