Andrea Maurizio Gilardoni Andrea Maurizio Gilardoni

Il mercato immobiliare europeo crescerà del 3% in cinque anni

“Il 2023 chiuderà con il segno più, ma crisi ucraina e cambiamenti globali appensantiscono l’immobiliare europeo…”
Andrea Maurizio Gilardoni
Andrea Maurizio Gilardoni, ideatore di Rendimento Etico, presenta l’International Real Estate Symposium, a Milano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche il 2023 si chiude con la minaccia della recessione. Era già accaduto nel 2022, quando 7 operatori europei su 10, secondo la rilevazione PWC (European market trends 2023), si aspettavano che la crisi precipitasse entro la fine dell’anno. Non è accaduto, ma dopo il nuovo rialzo dei tassi di interesse a settembre si torna a parlare di hard landing, nonostante le dichiarazioni ottimistiche della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde.

L’Europa al centro degli shock globali

I dati sullo scenario del settore immobiliare in Europa sono stati presentati al primo International Real Estate Symposium, organizzato da Rendimento Etico a Milano, nel weekend 29 settembre-1 ottobre. Si è parlato, naturalmente, dell’impatto sul settore dei due grandi shock recenti: la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina e la conseguente crisi energetica. Il clima di incertezza legato a questi macro eventi si ripercuote in un aumento generalizzato dei costi di costruzione, un rallentamento del mercato, che chiuderà con un +1,1% a fine 2023, secondo Statista (Real estate investments in Europe) e crescenti timori per la tenuta dei tassi di occupazione e dei rendimenti degli immobili. Problemi già anticipati dai dati che mostrano un declino delle prospettive di crescita delle principali città europee. Inoltre sta già generando una forte spinta alla realizzazione di nuove infrastrutture per la produzione energetica, soprattutto da fonti rinnovabili. Ma il mercato immobiliare europeo deve fare i conti anche con i grandi megatrend globali: il cambiamento climatico, la rivoluzione tecnologica in atto e il cambiamento demografico.

L’impatto dei megatrend sull’immobiliare

Il cambiamento climatico, secondo gli operatori del settore, sarà il primo driver per l’assorbimento di investimenti nei prossimi anni, i costi di adeguamento ai criteri di sostenibilità e alle nuove normative europee sull’efficienza energetica degli immobili e il rischio di obsolescenza precoce, legato ad aspetti tecnici e normativi.  Sull’obsolescenza precoce pesa anche l’evoluzione tecnologica, che tuttavia può rappresentare una leva di ammodernamento del settore e di adattamento degli edifici alle mutate esigenze della domanda abitativa, grazie alle tecnologie di gestione intelligente degli immobili e all’applicazione dell’intelligenza artificiale al design immobiliare e all’organizzazione delle città. Il cambiamento demografico comporta invece modifiche sostanziali nella domanda e nella fruizione degli immobili, perché i nuovi stili di vita e di lavoro richiedono spazi adattabili a esigenze diverse, l’invecchiamento della popolazione impone forti investimenti in residenze per anziani e non autosufficienti (il 21% degli abitanti del Vecchio continente ha più di 60 anni), i flussi migratori interni ed esterni all’Europa spingono la crescita del mercato in segmenti oggi insufficienti a soddisfare la domanda, come gli alloggi a prezzi accessibili o sovvenzionati dal pubblico o dagli investimenti a impatto sociale, l’edilizia pubblica, le case per studenti, il co-living.

Crescita media fra il 3 e il 4% nei prossimi cinque anni

Uno scenario complesso, che mette a dura prova la tenuta economica degli operatori, i cui conti subiscono ancora gli effetti della crescita dell’inflazione, dell’aumento dei tassi di interesse e dell’impoverimento di larghe fasce di popolazione, per le quali i costi abitativi diventano insostenibili. Occorre far fronte, poi, al mutamento della domanda abitativa e ai conseguenti costi di ristrutturazione degli immobili, per preservarne il valore economico e, infine, al già citato rischio di obsolescenza precoce degli edifici.

Se le sfide appaiono difficili, il quadro economico continentale sembra (sembra), offrire spiragli di ottimismo. La temuta recessione non si è manifestata e, a fronte di una crescita sostanzialmente piatta per il 2023, gli operatori si aspettano una crescita media fra il 3 e il 4% nei prossimi cinque anni, a seconda delle società di analisi: più conservativa Statista, che prevede un + 3,05%, più positiva per Imarc (Europe Real Estate Market Report 2023-2028) con un +4,2%. Secondo queste proiezioni, il mercato immobiliare dell’Unione europea passerebbe dall’attuale volume complessivo di 111,7 trilioni di dollari a quasi 130 trilioni nel 2028, con il mercato residenziale a fare da pivot, grazie a un’incidenza dell’81% sul totale del mercato.

 

Questo articolo è stato realizzato dalla redazione di STAMPA FINANZIARIA.IT

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