Cresce il peso dei giganti del web, mentre l’editoria arranca e le telecomunicazioni fanno registrare un calo costante dei ricavi. E’ questo lo stato della comunicazione italiana, come emerge anche dalla relazione in parlamento del presidente di Agcom, Angelo Cardani.
La crisi dell’editoria italiana
Oggi Google detiene il quarto posto nella classifica delle aziende più forti nel mercato italiano della comunicazione, dietro Sky, Fininvest e Rai. La sua quota nella torta della comunicazione italiana l’anno scorso corrispondeva al 4,1 per cento, in costante crescita, mentre 96 italiani su cento fanno ricerche su Google, nella maggior parte dei casi per trovare notizie. Si sta insomma affermando uno strapotere nel settore da parte delle piattaforme digitali e questo preoccupa gli addetti ai lavori, per i riflessi che questo avrà sull’editoria. Che in Italia non se la passa bene.
Tra il 2011 e il 2018 c’è stato un calo generalizzato di valore economico nel mondo italiano dell’editoria del -40 per cento, mentre nelle telecomunicazioni si sono persi un quarto dei ricavi. I dati ads di maggio 2019 hanno mostrato qualche flebile raggio di luce, con giornali come La Repubblica che hanno attenuato l’emorragia di vendite: -3 per cento rispetto allo stesso mese del 2018, un dato in fin dei conti positivo, in confronto ai picchi intorno al -10 per cento dei mesi precedenti. Ma la crisi resta, come mostrano i numeri difficili di altri quotidiani importanti, come La Stampa (-11%), Il Fatto Quotidiano (-23%) e Il Sole 24 Ore (-13%).
La situazione all’estero
La crisi dell’editoria italiana è legata a doppio filo alla potenza crescente nel mondo della comunicazione dei giganti come Google. Per poter comprendere meglio la situazione, si può guardare infatti al caso americano, dove il tema è già da tempo uscito allo scoperto e non mancano le polemiche. Come si legge sul Sole 24 Ore, uno studio di News Media Alliance ha rivelato che i due giganti hi-tech Google e Facebook sono i maggiori distributori di notizie digitali negli Stati Uniti e l’80% del loro traffico di news deriva da altri siti. Il 40% dei clic di Google viene dalle notizie e la società nel 2018 ha guadagnato almeno 4,7 miliardi di dollari grazie agli articoli pubblicati su Google News. Denaro che tiene per sè, senza che ci si divida la torta con i produttori di quei contenuti, i giornali appunto. “Lo strapotere delle piattaforme digitali ha devastato l’industria dei media tradizionali in questi anni. Il rapporto tra giornali e big tech va rivisto”, ha sottolineato Terrance Egger, ceo del giornale americano Philadelphia Inquirer.
In Italia stiamo imboccando lo stesso trend. “La raccolta pubblicitaria dei giganti tech, che si avvia a superare i 3 miliardi (+22%), ha messo in crisi il settore dell’editoria”, sottolinea Angelo Cardani di Agcom. Il problema, infatti, è che gli investimenti pubblicitari globali si spostano dai media tradizionali alle piattaforme online, con Google e Facebook a fare la parte dei leoni. A rimetterci sono i giornali: produttori di contenuti, ma schiacciati da chi questi contenuti li mette in vetrina.
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Questo articolo è stato realizzato dalla redazione di STAMPA FINANZIARIA.IT
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