Il ponte Morandi di Genova, crollato nel 2018

 

 

 

 

 

Si chiama “Sisma lock”: è un sensore sviluppato dalla NRG Tech di Rubano (Padova) nel 2009, per proteggere gli impianti industriali in caso di terremoti o frane, ed è basato sugli accelerometri che permettono agli smartphone di far girare lo schermo.

Dalla funzione antisismica al monitoraggio delle infrastrutture il passo è breve e, dall’inizio del 2018, la società sta testando il sistema con il Dipartimento di ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università di Padova e l’Università Iuav di Venezia, oltre che nelle scuole della Regione Emilia Romagna. Nel frattempo i sensori sono già stati installati, tra gli altri, all’Ospedale di Piacenza, nell’azienda energetica di Udine, Amga, nell’azienda energetica Mako Internacional di Guadalajara, in Messico, e alla Alson di Atene (trattamento delle acque).

I sensori realizzati a Padova utilizzano accelerometri industriali, più performanti di quelli degli smartphone, per rilevare le variazioni di velocità nelle tre direzioni dello spazio e inviare un segnale quando avvertono uno scostamento rispetto alla taratura dell’apparecchio, basata sui dati forniti dall’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

Oltre a inviare un segnale di allarme, i sensori permettono di comandare le valvole per l’intercettazione del gas, dell’acqua e dei fluidi inquinanti negli impianti industriali, gli interruttori per la fornitura elettrica e il funzionamento di macchinari ed elevatori, nonché di dialogare con i sistemi predisposti per l’internet delle cose, la domotica, il governo delle smart city.

“Dato che hanno costi contenuti e un basso consumo energetico, questi sensori possono essere posizionati in maniera permanente in impianti industriali, monumenti e infrastrutture, garantendo la segnalazione immediata di eventi potenzialmente critici per la struttura, ma anche il tracciamento della sua vita dal momento di avvio del monitoraggio”, spiega Alberto Boldrin, amministratore delegato della società. “In pratica, possiamo conoscere l’impatto di tutte le sollecitazioni subite nel tempo da una determinata struttura, invece di affidarci alle istantanee realizzate una tantum, che possono generare i problemi che abbiamo visto a Genova”.