In Italia è stato vietato lo short selling, come successo dopo il crac Lehman Brothers

Lo short selling in Italia era stato già vietato dopo il crac Lehman Brothers

 

 

 

 

 

 

Aggiornato il 22 maggio 2020

Vietato lo short selling in Italia. Poi nuovamente autorizzato, con l’immediata ripresa delle pratiche speculatorie.

Ma cos’è lo short selling e perché è stato vietato? Dopo lo shock del 12 marzo 2020 alla Borsa di Milano, con quasi 17 punti percentuali persi in una sola seduta, il giorno successivo la Consob ha deciso di vietare per tre mesi il cosiddetto short selling, cioè le puntate speculative sui ribassi di Borsa.

Seguendo i provvedimenti già presi in Cina a febbraio e, successivamente, in Spagna, Francia e Corea del Sud, l’autorità italiana per il controllo su Piazza Affari ha disposto il divieto temporaneo per le vendite allo scoperto su 85 titoli azionari italiani, che rappresentano la totalità del listino, “alla luce delle forti turbolenze innescate negli ultimi giorni dalla pandemia”. Il Coronavirus ha colpito ancora.

Come funzionano le vendite allo scoperto

La vendita allo scoperto consiste nella vendita di titoli finanziari che non si posseggono (e quindi “allo scoperto”), dopo averli presi in prestito dietro il versamento di una commissione, con l’intento di acquistare gli stessi titoli una volta che il loro valore sarà sceso: in questo modo, si ottiene un profitto pari alla differenza tra il prezzo di vendita (più elevato) e quello di acquisto (più basso), al netto delle commissioni pagate per ottenere i titoli in prestito. Questa operazione ha un carattere prettamente speculativo e si effettua quando si ritiene che i prezzi delle azioni, o delle obbligazioni, scenderanno: tra febbraio e marzo, con l’esplosione inattesa dei casi di Coronavirus in Italia, questa evenienza è diventata estremamente verosimile per la Borsa di Milano e, quando si è concretizzata, ha innescato la chiusura di moltissime operazioni di short selling impostate dagli investitori speculativi nelle settimane e mesi precedenti.

Una volta capito cos’è lo short selling bisogna capire perché si è fatto ricorso a una misura così estrema. Il divieto è previsto dal regolamento europeo n. 236 del 2012 e serve ad arrestare una possibile spirale speculativa e a salvaguardare i mercati, contenendo la volatilità. Nel caso italiano, consente anche di rafforzare la trasparenza: la Consob ha infatti introdotto in contemporanea un regime di trasparenza rafforzata sulle partecipazioni detenute dagli investitori nelle società italiane quotate in Borsa a maggior capitalizzazione e ad azionariato diffuso. Il provvedimento fissa le soglie di possesso dei titoli azionari al superamento delle quali scatta l’obbligo di comunicare la partecipazione.

Il precedente: il crack Lehman Brothers

Non è la prima volta che in Italia si prende un provvedimento di blocco dello short selling: era già accaduto, per esempio, tra settembre e ottobre 2008, per far fronte alla crisi finanziaria innescata dal fallimento della banca americana Lehman Brothers, avvenuto il 12 settembre 2008. Tuttavia, non era mai successo che la misura si applicasse a tutte le azioni negoziate sul mercato. In Spagna, per esempio, la sospensione ha riguardato i principali 69 titoli azionari quotati in Borsa. Anche in Corea del Sud riguarda la totalità dei titoli, tuttavia la durata temporale sarà di sei mesi.

Gli effetti della misura hanno ridotto sensibilmente la speculazione sulla Borsa di Milano, su cui si erano concentrate posizioni ribassiste, definite “corte” o short in inglese, più consistenti rispetto alle altre borse europee, ma hanno anche causato qualche squilibrio. Per esempio, nella giornata del 18 marzo si è verificata una vendita massiva di titoli di Stato italiani: secondo gli operatori, potrebbe essere stata una conseguenza indiretta del divieto di short selling. I grandi fondi speculativi, gli hedge fund, che avevano accumulato posizioni “corte” sulla Borsa italiana, sono corsi ai ripari vendendo allo scoperto titoli di Stato italiani. Il meccanismo, in pratica, si è spostato dal mercato azionario a quello obbligazionario e ora ci si chiede se non sia il caso di vietare le vendite allo scoperto anche sui Btp.
Il problema, spiega Elena Dal Maso sul quotidiano finanziario MF, è che “Non è ancora chiaro se sia Consob a dover gestire la questione o l’Esma, l’ente europeo che sovraintende i listini, visto che i Btp sono scambiati sull’Eurex, un mercato internazionale”.

La riapertura dello short selling

Il 18 maggio scorso, la Consob ha emanato una comunicazione ufficiale con la quale rendeva noto che il divieto delle vendite allo scoperto veniva revocato. Questo è avvenuto un mese prima di quanto fosse stato stabilito a marzo, “alla luce della progressiva normalizzazione delle condizioni generali di mercato”, come ha sottolineato l’Authority guidata da Paolo Savona, che si è al contempo impegnata a “continuare a monitorare attentamente l’andamento” di Piazza Affari. Che ne è uscita con le ossa rotte già nelle 24 ore successive, così come successo su altre piazze finanziarie internazionali come Madrid, Bruxelles e Parigi, dove allo stesso modo dell’Italia si era deciso un ritorno alla normalità delle vendite allo scoperto.

Questo articolo è stato realizzato dalla redazione di STAMPA FINANZIARIA.IT

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